Apple proibisce le pratiche contrarie ai diritti dei lavoratori, anche dove le leggi o gli usi locali le consentono. Abbiamo adottato misure per eliminare le commissioni eccessive delle agenzie intermediarie di reclutamento, il lavoro minorile e le pratiche discriminatorie presso i nostri fornitori. E in qualità di prima azienda tecnologica ammessa alla Fair Labor Association, Apple sta fissando nuovi standard in fatto di trasparenza e supervisione.

Apple e la Fair Labor Association.
Apple è la prima azienda tecnologica ammessa alla Fair Labor Association (FLA). Negli ultimi dieci anni la FLA ha compiuto enormi progressi nel migliorare le condizioni di lavoro e tutelare i lavoratori nel settore tessile e dell’abbigliamento. In qualità di membro della FLA, Apple aprirà la propria filiera a un team di auditing dell’Associazione, che ne valuterà le performance rispetto al codice di condotta FLA in materia di tutela degli operai sul posto di lavoro. I risultati dei controlli (“audit”) saranno pubblicati sul sito web della FLA. Un tale livello di trasparenza e supervisione indipendente non ha paragoni nel settore tecnologico.
Contro lo sfruttamento della manodopera migrante.
Nel corso di un audit svolto nel 2008 abbiamo scoperto che, per poter lavorare al servizio di alcuni fornitori, molti lavoratori erano costretti da agenzie intermediarie senza scrupoli a pagare commissioni eccessive per ottenere un posto di lavoro nei Paesi confinanti. Poiché le commissioni corrisposte a questi intermediari corrotti corrispondevano spesso a svariati mesi di stipendio, i lavoratori contraevano un debito enorme prima ancora di ottenere il lavoro. Erano dunque costretti a versare quasi l’intero salario alle agenzie per ripagare il debito maturato, ed erano di fatto obbligati a non lasciare il posto di lavoro finché il debito non fosse stato saldato.
Per tutelare i lavoratori da pratiche che potrebbero dare luogo a forme di lavoro non volontario, Apple ha fissato e applica un limite – pari all’equivalente di un mese di stipendio – alle commissioni che possono essere corrisposte alle agenzie di lavoro. Richiediamo inoltre ai fornitori di rimborsare le commissioni eccessive già versate da tutti i lavoratori a contratto stranieri presenti nelle proprie strutture, inclusi i lavoratori non impegnati su progetti Apple. Per evitare abusi futuri, collaboriamo con agenzie governative, organizzazioni non governative (ONG) e altre aziende per illustrare ai nostri fornitori come migliorare le pratiche di selezione e assunzione dei lavoratori, informandoli anche sugli obblighi legali ed etici nei confronti della manodopera straniera.
Il Codice di condotta per i fornitori vieta ogni forma di lavoro non volontario: schiavitù, servitù debitoria, lavoro vincolato, lavoro minorile e lavoro forzato. I nostri fornitori certificano la propria conformità alle leggi locali applicabili alla loro attività, comprese quelle riguardanti la schiavitù e il traffico di esseri umani; a sua volta, Apple verifica tale conformità attraverso severi audit condotti presso le strutture dei fornitori. Inoltre, per rafforzare i nostri sforzi preventivi, forniamo ai nostri dipendenti incaricati di gestire i fornitori una formazione specifica sul tema del lavoro non volontario e del traffico di esseri umani: è loro responsabilità far rispettare i nostri standard.
Formazione dei lavoratori indonesiani.
Per bloccare sul nascere il lavoro non volontario, ci stiamo impegnando a formare in modo adeguato i potenziali lavoratori a contratto. Nel Nord di Sumatra, isola dell’arcipelago indonesiano, Apple collabora con ONG e fornitori locali per aiutare gli abitanti a conoscere il processo di reclutamento e assunzione dei lavoratori a contratto stranieri, nonché i loro diritti in quanto forza lavoro. Con una campagna stampa e radiofonica abbiamo raggiunto migliaia di persone in comunità storicamente caratterizzate da alti tassi di manodopera migrante.
Prevenzione del lavoro minorile.
Apple non ammette il lavoro minorile. Quando scopriamo che i fornitori fanno uso di manodopera minorile o emergono casi pregressi di sfruttamento del lavoro minorile (anche quando i lavoratori interessati abbiano già lasciato il posto di lavoro o raggiunto l’età legale al momento dell’audit), esigiamo un’immediata azione correttiva.
Ai fornitori richiediamo di far tornare a scuola i lavoratori che non hanno ancora raggiunto l’età legale e di pagare loro le spese scolastiche, le spese ordinarie e gli stipendi persi per 6 mesi o comunque fino al compimento dei 16 anni. Assicuriamo inoltre agli studenti il sostegno necessario a ottenere buoni risultati scolastici: li aiutiamo a ricontattare le proprie famiglie, a capire fra quali tipi di scuola possono scegliere e a iscriversi a un istituto, continuando a seguire i loro progressi nel tempo. Se i lavoratori minorenni hanno già lasciato l’azienda fornitrice, cerchiamo di contattarli per offrire anche a loro lo stesso sostegno nell’istruzione.
Oltre a ciò, richiediamo ai fornitori di tenere una documentazione esauriente, seguire attente procedure di verifica dell’età, aggiornare i registri del personale e curare l’informazione sulle corrette politiche del lavoro sia all’interno delle proprie strutture sia presso le agenzie di lavoro esterne. E riteniamo i nostri fornitori direttamente responsabili per le agenzie e gli istituti scolastici cui attingono per reclutare manodopera.

Tutele aggiuntive per i lavoratori dai 16 ai 18 anni.
La prevenzione del lavoro minorile costituisce solo una parte dei nostri sforzi. Apple monitora anche il trattamento di chi ha già raggiunto l’età legale per lavorare ma è ancora minorenne. Non consentiamo, per esempio, che queste persone svolgano determinate mansioni o tipologie di lavoro, anche dove le leggi locali lo permettono. In base ai nostri standard, inoltre, le fabbriche devono attenersi alle leggi in materia di lavoro studentesco e devono assicurarsi che anche le scuole e le università rispettino tali leggi: è un fattore particolarmente importante, poiché le fabbriche si rivolgono sempre più spesso agli istituti scolastici per reclutare tirocinanti.
Limiti agli orari di lavoro.
Stiamo continuando a occuparci della questione degli orari di lavoro eccessivamente prolungati, argomento che si è andato rivelando come una vera e propria sfida. Non è un problema esclusivo di Apple, ma noi continuiamo a impegnarci per combatterlo. Apple limita le ore di lavoro in fabbrica a un massimo di 60 a settimana e richiede almeno un giorno di riposo ogni sette giorni di lavoro, salvo in caso di particolari emergenze o circostanze inusuali.
Le ragioni che portano a orari di lavoro eccessivamente prolungati possono essere tante: può trattarsi di una pianificazione inadeguata dei turni, di incapacità di affrontare un’impennata della domanda o il logoramento del personale, di scarso senso di responsabilità da parte del management e di una supervisione non all’altezza nel caso di quei dipendenti che lavorano per più aziende contemporaneamente.
Noi abbiamo iniziato a monitorare settimanalmente 110 fabbriche regolarmente soggette a sforamento degli orari di lavoro. Inoltre stiamo collaborando con esperti del settore per realizzare un programma di riduzione dell’orario lavorativo che comprenda una formazione adeguata, colloqui col management e la verifica dei sistemi e delle pratiche relative all’orario di lavoro. È un problema complesso, ma gestibile. La riduzione degli straordinari eccessivi è una delle priorità del nostro Programma 2012 per la responsabilità dei fornitori.
Abolizione delle pratiche discriminatorie.
Il Codice di condotta per i fornitori Apple tutela i lavoratori dalle discriminazioni legate a razza, colore della pelle, età, sesso, orientamento sessuale, etnia, disabilità, religione, orientamento politico, appartenenza a sindacati, nazione di provenienza o situazione coniugale.
Vietiamo inoltre l’utilizzo di test di gravidanza e altri esami clinici come condizione per l’assunzione. Se ci imbattiamo in casi di discriminazione, anche dove tollerati dalle leggi locali, richiediamo ai fornitori coinvolti di porre immediatamente fine alla pratica discriminatoria, e di attuare procedure e politiche chiare e adeguate onde evitare il ripetersi della situazione.
Estrazione di materiali conflict-free.
Apple è in prima linea insieme alla Electronics Industry Citizenship Coalition (EICC) e alla Global e-Sustainability Initiative (GeSI) nell’aiutare i nostri fornitori a usare materiali conflict-free, rinunciando così all’utilizzo dei cosiddetti “minerali insanguinati” provenienti da Paesi martoriati dalla guerra. Nel 2010 Apple è stata una delle prime aziende a mappare il potenziale utilizzo di minerali insanguinati nella propria filiera, identificando e controllando 218 fornitori che usano tantalio (noto anche come coltan), stagno, tungsteno o oro per la produzione di componenti di prodotti Apple, e le 175 fonderie presso cui si riforniscono. Collaboriamo tuttora con la EICC per completare gli audit delle fonderie e garantire che i nostri fornitori utilizzino esclusivamente metalli conflict-free in conformità con i nostri standard in materia di diritti umani e tutela ambientale.