messages e mountain lion

Come già successo con la beta di FaceTime, anche per la versione di prova di Messaggi è stata fissata una scadenza pensata per impedirne l’utilizzo su OS X 10.7 Lion dopo una certa data. In particolare la versione di Messaggi rilasciata ieri smetterà di funzionare il 14 febbraio 2013.

Dopo questa data l’applicazione non si avvierà più e sarà mostrato un messaggio che invita ad acquistare Mountain Lion sul Mac App Store o a reinstallare il vecchio iChat. Per scoprirlo mi è stato sufficiente spostare la data del calendario di sistema in avanti fino a sperimentare lo stop dell’applicazione.

Per quel periodo Apple dà dunque per scontato il lancio di Mountain Lion sul mercato. Non è certo una sorpresa visto che il comunicato stampa di Apple prevede la disponibilità di OS X 10.8 entro l’estate 2012. La notizia è che in quel periodo i -tanti- Mac non supportati da Mountain Lion perderanno la possibilità di utilizzare il protocollo iMessage a meno che Apple non preveda una versione stabile di Messaggi anche per Lion, così come è stato per FaceTime e Snow Leopard.

In ogni caso l’invito di Apple ad acquistare la nuova release non lascia dubbi: Mountain Lion sarà a pagamento. Se il prezzo sarà simbolico o vicino ai 23,99€ di Lion non ci è dato di saperlo prima dell’estate.

Da ieri è disponibile il download di Messages Beta per Mac, un assaggio delle novità di OS X 10.8 Mountain Lion. Abbiamo testato per voi l’applicazione che sostituisce iChat e che portaiMessage sui Mac, non senza sperimentare qualche bug di gioventù. Vediamo com’è andata.

Il file immagine di installazione di Messages Beta pesa circa 70 MB ed è disponibile per il download a questa pagina del sito Apple. Messages Beta è compatibile solo con OS X 10.7 Lion ed è dunque impossibile installarlo su Snow Leopard. Alla fine dell’istallazione è necessario riavviare il sistema.

Al riavvio si noterà che l’icona di Messages è stata automaticamente aggiunta al dock. L’applicazione è completamente localizzata in italiano e si chiama Messaggi, coerentemente con la scelta di unificare i nomi delle app per iOS e per OS X.

A parte qualche minaccia minore qua e là, si può sostanzialmente affermare che OS X sia un ambiente mediamente molto sicuro per l’utenza poco smaliziata, e comunque molto più dell’ecosistema Windows. Ciononostante, in risposta ad alcune minacce emerse negli anni, Apple è stata costretta a creare una tecnologia di Quarantena che ora, con Mountain Lion, fa un balzo evoluzionistico in avanti. Parliamo di Gatekeeper.

È da tempo che gli esperti di sicurezza chiedevano una risposta simile, e pare che siano stati finalmente accontentati. La versione preliminare di Mountain Lion consegnata agli sviluppatori integra infatti una nuova tecnologia che permette agli utenti di decidere il livello di sicurezza sui file scaricati. In ogni caso, siamo ben lontani dalle trincee software necessarie su Windows: restano infatti esclusi dalle verifiche i dischi ottici e le chiavette USB, nonché gli script e tutto il codice non eseguibile come Flash e JavaScript; inoltre, la scansione avviene solo al primo avvio dell’app e poi non si ripete più.

I livelli di protezioni disponibili -tre in tutto- permettono di consentire o meno l’installazione di software proveniente esclusivamente dall’App Store, dall’App Store e da tutti gli sviluppatori identificati (impostazione di default) oppure da qualunque fonte. In base all’impostazione scelta, le app che esulano dalle policy di sistema vengono automaticamente scartate, anche se per bypassare GateKeeper basta un control-clic del mouse.

I professionisti della sicurezza, per la prima volta coinvolti nei test del software pre-release (ovviamente sotto NDA), non hanno dubbi: questa tecnologia, unita alle tecniche di sandboxing, è il giusto connubio tra la necessità di protezione degli utenti e le loro libertà. Certo, sempre che in futuro ad Apple non venga la magnifica idea di blindare i propri computer eliminando tout court la possibilità di installare software non ufficiale (leggi “non acquistato sull’App Store”). E’ l’ipotesi di Charlie Miller, e onestamente speriamo tanto che abbia torto.

fonte: melablog

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